SE PER ESSERE LIBERI DOBBIAMO RIPRENDERCI IL LETTO

"Alzarsi dal letto è rivoluzionario. L'ha detto Mao Tse-Tung, e se non l'ha detto l'ha pensato". Al contrario, oggi la rivoluzione si fa restandoci, dentro il letto. Più che Mao si canticchiano gli Oasis, so I start a revolution from my bed, spegnendo sveglie e notifiche, concedendosi tempo e spazio per sé. Riprendersi il letto per tornare a sentirsi liberi, un verso che piacerebbe pure ai litigiosi Gallagher, è il significato di bed rotting, letteralmente marcire dentro il letto, "fare la muffa sul divano". Oltre la traduzione letterale, però, cos'è il bed rotting? Quella manciata di ore, un giorno intero, in cui si sceglie deliberatamente di non fare nulla, lasciandosi cullare dalle lenzuola pulite o dai cuscini del divano. Il regalo del riposo, uno stacco dal mondo esterno, la concessione piacevole di dedicarsi a sé senza dover agire in alcun modo. Non è la classica giornata di self care con appuntamenti beauty, sport, mostre, concerti e cene. Non c'è fare, non c'è agire. L'inazione è parte integrante del bed rotting per la Gen Z, il controcomando all'imperativo "alzati, non vorrai mica stare a letto tutto il giorno senza fare niente". E invece sì. È semplice. Non richiede nient'altro che la posizione orizzontale, un pigiama comodo -magliette lise di concerti scaduti, boxer di lui, nuvole soffici in seta, spessi strati da freddolose doc, a voi la scelta- e la sana, assoluta intenzione di non muoversi, non stare appresso al mondo, non combinare nulla per un certo lasso di tempo. A (ri)portare in auge il letto come luogo di rivoluzioni, dopo il Mao Tse-Tung citato da Santo Piazzese, erano stati John Lennon e Yoko Ono con i bed in. La loro candida inazione a favore della pace e contro la guerra in Vietnam era una lunga, parallela comunicazione simbolica alle troppe parole pretese dalla società, pure se non lesinavano in spiegazioni, slogan e persino canzoni ("Talking in our beds for a week", il racconto del loro matrimonio e successivi bed in in The Ballad Of John&Yoko dei Beatles). Facevano rumore stando immobili a letto, soprattutto facevano qualcosa. Nell'era 4.0, il bed rotting non è un mezzo collettivo di denuncia, è soprattutto una richiesta soffusa di pausa, un tentativo di fuga dal burnout e dalla aggressività della FOMO, un hashtag collettivo che sottolinea con ironia la necessità di sapersi fermare di tanto in tanto. E non fare, appunto. Rilassarsi, per davvero, riprendendosi il proprio tempo, dedicandosi a qualcosa cui la frenesia quotidiana non dà spazio: la propria serie tv preferita per un rewatch, i libri impolverati sul comodino, meditare senza limiti di tempo, o semplicemente concedersi più ore di sonno spezzettate in power nap. Nel bed rotting si fa solo ciò che si vuole per sé, anche soltanto fissare il soffitto abbandonandosi ai pensieri. Ma non è meno tattico delle prese di posizione dei coniugi Ono Lennon: stare a letto tutto il giorno è un atto politico. Il non-fare, la stasi, il relax, persino la libera disposizione del proprio sonno, sono tutti concetti in aperta contrapposizione all'idea capitalista della produttività, del fare, del "fatturare". Scegliere di fermarsi e non fare niente quando tutti corrono è una decisione di restituzione del tempo a sé stessi e solo a sé stessi, un comportamento "anti-cronofago" e non c'è nulla di più rivoluzionario di questo. Per essere liberi dai gioghi (e giochi) dell'iperstimolazione visiva, auditiva, commerciale, dobbiamo semplicemente riprenderci il letto.

Ma quanto dura il bed rotting ideale? La parola chiave, anche qui, è moderazione: poche ore, una mattina, un pomeriggio, massimo un giorno interno di totale stacco, sufficienti a ricaricare almeno le batterie interne del nostro corpo nell'era della stanchezza collettiva. Chi reclama il bed rotting come scusa per stare a letto a scrollare indistintamente i social, sia avvisato: più che riposati, dopo un tot di ore a deconcentrarsi davanti allo schermo ci si sente più svuotati e drenati di energie che ricaricati. Nascondersi dietro lo smartphone tra le coperte è un falso relax, se sognavate un giorno intero di scrolling stordito, meglio dimenticarselo e ridurlo il più possibile. C'è altro da non-fare. E, nonostante le buone intenzioni, il desiderio di bed rotting può ritorcersi contro. Se va oltre le 24 ore di durata, o lo si ricerca troppo di frequente per urgenza di stacco, può essere la spia di problemi diversi dalla semplice necessità di riposarsi. La ricerca del bozzolo in cui non dover fare nulla, l'autoisolamento, il non agire, possono rappresentare un sintomo di stati pre-depressivi. Chi ha problemi a dormire può non beneficiare del riposo autoimposto, per quanto a occhi aperti, sovraccaricandosi di ansie o peggiorando i rischi di insonnia notturna. Serve consapevolezza anche nello sfuggire alle attenzioni del mondo. Per darci tregua, ogni tanto, da tutto.

2024-04-20T07:11:41Z dg43tfdfdgfd